lunedì 24 dicembre 2007

AMICI DI ALBERTO: Un articolo può cambiare la vita di un ragazzo. Vero, drammaticamente vero.

AMICI DI ALBERTO: Un articolo può cambiare la vita di un ragazzo. Vero, drammaticamente vero.

Un articolo può cambiare la vita di un ragazzo. Vero, drammaticamente vero.

DROGHE E MASS MEDIA
Forlì 17 dicembre 2007


Un articolo può cambiare la vita di un ragazzo. Vero, drammaticamente vero.

L’ho già detto, non senza dolore, quella sera di settembre a Castrocaro, e lo confermo oggi.
Non si trattava allora, e neppure oggi, di cercare dei colpevoli da mettere sul banco degli imputati, ma di fare tutto il possibile perché questa morte assurda non abbia a ripetersi.
Se questa tragedia non è rimasta confinata in provincia e subito archiviata come un piccolo insignificante accidente personale, ma è diventata occasione per una riflessione a tutto campo sull’intero distorto sistema e sulle politiche sociali in tema di droga, il merito va tutto agli amici di Alberto che ne hanno tenuto vivo il ricordo e rilanciato il dibattito.
La presenza del ministro Ferrero oggi lo testimonia ampiamente. E gli fa onore.

C’è una responsabilità sociale della stampa, dei media, che non va mai dimenticata. E nel caso di Alberto l’informazione ha toppato pesantemente.
Io non so se dietro il gesto estremo di Alberto c’erano altri problemi, un particolare momento di fragilità, ecc., ma negli articoli usciti a luglio c’è tutto quello che non si deve fare.
Un’esagerazione, una sensazionalità sproporzionate al caso, che sono l’esatto contrario della raccomandata dalla Cassazione in tema di diritto di cronaca (oltre alla verità dei fatti e interesse pubblico).

Aggiungerei anche un po’ di malafede quando nella stessa pagina, a fronte dei 60 grammi di hashish di Alberto, compare un articolo di taglio basso e titolazione ridotta su due arresti per 65 chili di cocaina. Qual è la notizia più rilevante?

Troppo spesso prevalgono nel giornalismo l’abitudine ai luoghi comuni, a prendere per oro colato le informative delle forze dell’ordine (come almeno inizialmente è avvenuto per un altro ragazzo: Federico Aldrovandi, morto dopo essere stato pestato dai poliziotti a Ferrara), a considerare il consumatore come un criminale. E’ tutto il sistema che non funziona.

E poi… il silenzio pressochè generale dopo la morte. Quasi un’ammissione di colpa.

L’ultimo numero della rivista dell’Ordine dei giornalisti dell’Emilia-Romagna, non a caso dedicato alla deontologia, dedica due pagine alla vicenda di Alberto. E’ indirizzato ai nostri settemila iscritti nella speranza che possa servire ad aumentare la sensibilità nella categoria.

Bisognerebbe chiedere conto di queste scelte ai direttori dei giornali, ai capiredattori. Con questo non mi sottraggo alla responsabilità di presidente della categoria, ma certo (parafrasando il Manzoni) mi vien da dire che chi la sensibilità non ce l’ha non se la può dare.

Non resta che prendere a prestito le parole di don Gallo: Caro Alberto, scusami, scusaci, per quello che ti hanno, ti abbiamo, fatto!

Voglio anche dire due parole sulle Politiche sociali e sanitarie in tema di droga. Non sono un esperto. Parlo da cittadino ed esprimo un’opinione personale.

Ministro, cominciamo dalla Legge. Fra le tante promesse di questo governo c’era l’abolizione della Fini-Giovanardi approvata in zona Cesarini dal precedente esecutivo. Cosa si aspetta?

Se le forze dell’Ordine si comportano come con Alberto è perché valgono i principi che tutte le droghe sono uguali, il carcere sia per spacciatori che per consumatori nella logica della tolleranza zero. Non bastano le morti di Alberto, di Aldo, uomo pacifico morto ammazzato in carcere a Perugina mentre era detenuto per alcune piante di marijuana, di Mohammed, ragazzo marocchino chiuso in carcere a Torino per 4 anni e 6 mesi per la vendita di 1,3 grammi di marijuana per un importo di euro 5?

Tutti poveri cristi, mai un politico. Eppure l’on. Capezzone ebbe a dire: . Seguirono i simpatici test antidroga di Casini... I Nas nelle scuole annunciati dalla ministra Turco... I test antidroga nelle scuole del ministro Fioroni... Ma la legge è rimasta tale e quale.

Due settimane fa si è svolta a Milano la Clat4, la conferenza sulla riduzione del danno come politica pubblica. A che punto siamo? La battaglia contro le droghe fatta col proibizionismo, la repressione, il pugno duro è inequivocabilmente fallita. Occorre prenderne atto: servono politiche socio-sanitarie articolate che si aggiungano a quelle tradizionali di prevenzione, cura e riabilitazione. Penso all’aumento dei progetti di scambio di siringhe e preservativi attraverso le unità di strada per prevenire il diffondersi dell’Hiv e altre malattie trasmissibili, l’allestimento di sale del consumo sotto controllo medico (gag torinese tra Chiamparino e Turco), l’integrazione tra attività di polizia e programmi di riduzione del danno, alla depenalizzazione del consumo personale, promessa alla conferenza di Napoli e mai realizzata dall’allora centrosinistra.

E invece oggi siamo fermi ai proclami anti-lavavetri dei nostri sindaci.... E’ questa la vera emergenza? Così va il mondo.

Gerardo Bombonato
Presidente dell’Ordine dei giornalisti dell’Emilia-Romagna

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